Tuesday 2 February 2010

Dollar a day

Well I've been working in the goddam sun
with just for a dollar a day
Been workin' for a dollar a day
I've been workin' for a dollar a day
I problemi sono iniziati a gennaio 2008. Una busta paga da 5,00 € poteva essere un'avvisaglia. Dopotutto, però, il lavoro continuava. A dicembre 2008 la busta paga era di 2,00 € netti...mica male, no? A febbraio 2009 mi sono laureato e proprio di lavoro non ce n'era. Qualche ora qua e là, pochi soldi, e a giugno l'ultimo giorno lavorativo al Museo. E il mese dopo il rinnovo del contratto. Sei mesi, prestazioni occasionali. In sei mesi, non ho lavorato nemmeno un'ora. E poi, quel master che mi aveva tanto entusiasmato e che invece avevo deciso di non frequentare, deluso e abbattuto dopo il colloquio. E quell'altro, importante, per cui non sono stato ammesso nemmeno alle selezioni.

In compenso ho fatto lo scrutatore alle elezioni, a luglio ho fatto un corso per disoccupati e, qualche mese dopo, ho avuto modo di intraprendere una mission lavorativa relativa al corso stesso. Contratto della durata di un giorno. E la cosa che fa più ridere è che offrendomi un contratto da un giorno mi hanno costretto a firmare un foglio con il codice etico della società, che diceva che loro rispettavano il lavoro e non avrebbero mai costretto nessuno a condizioni lavorative degradanti o umilianti. Diciamo che forse il mio concetto di degradante e umiliante è un pelo meno stretto del loro. Fattostà che quelli lì mi hanno pure pagato la tredicesima e la quattordicesima e ferie e malattie, per un giorno di lavoro. Alla fine manco ci sputi sopra. Ho fatto persino un concorso per sostituire una maternità in anagrafe. C'erano sessanta persone, se ne aspettavano tre o quattro.

Un giorno, dopo tanta e tale crisi personale, e dopo aver portato alla follia le persone che cercavano di darmi quel colpo di pedivella per rifarmi sotto, ho deciso di mettermi a fare. Mandato e-mail, cercato master all'estero, cercato di evitare di limitarmi ai soliti annunci di lavoro. Alla fine una chiamata mi è arrivata da quelli, però sono intimamente convinto che sia dovuta a una specie di ricompensa karmica per aver deciso di non lasciarmi andare. Un colloquio rilassato, dove ho potuto parlare di quello che piace a me, dire quel che faccio e chi sono. Da cui sono uscito sorridendo, sentendo che era andato bene.

Certo, non è ancora definito niente, tranne che domani devo consegnare un articolo in pubblicazione per dopodomani. Però sto meglio, sono contento, ho voglia di fare. Quando al terzo colloquio, in terra lecchese, mi hanno proposto la pallanuoto, avrei accettato all'istante. Lo stimolo sembra essere tornato, anche se, come qualsiasi fuoco, bisogna mantenerlo in vita costanemente. Però mettermi in macchina per Bergamo per vedere una partita, e poi l'odore del cloro e la gentile e impetuosa chiaccherata con l'allenatore in mezzo all'aria di cloro della piscina dell'Acquanera, impostare un foglio statistiche per uno sport che conosco poco, chiedere consiglio a chi lo conosce un po' di più (con tanto di telefonata in Grecia, grazie Yiannis!), raccogliere informazioni e cominciare a seguire uno sport diverso dal mio, ma che mi affascina così tanto...beh, mi fa stare bene, cazzo!

***

Ryan Bingham me l'ha fatto ascoltare Andy Beast, il mio chitarrista, e questa canzone me la ricordo da una delle ultime volte che sono andato al Museo. Anche se I've been working in the goddam museum with just for two euros a month, been working for two euros a month, non posso fare a meno di collegarla a queste questioni. In questi giorni ce l'ho avuta parecchio in testa, e ce l'avevo in testa anche quando ho imboccato il corridoio buio per uscire dalla piscina, con i copriscarpe di plastica blu che facevano una sezione ritmica di sci-cìk e sci-ciàk. Dal disco Mescalito, questa è Dollar a Day.

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