Monday 8 February 2010

Seizing dreams

Good times for a change. See, the luck I've had could make a good man turn bad...so please, please, please, let me, let me, let me get what I want this time.
Haven't had a dream in a long time. See, the life I've had could make a good man bad...so, for once in my life, let me get what I want: Lord knows, it would be the first time.
Sabato pomeriggio. Preparo tutto il materiale: macchina fotografica alla cintura, il mio borsello con dentro le due agendine, penne e registratore vocale, poi la borsa del portatile. Carico in macchina e mi dirigo da Jenkins: inizia il Sei Nazioni, e me lo gusto tra amici. Intanto la notizia che la partita è rinviata, di nuovo. Finita la partita, giusto il tempo di fare altre due chiacchere, poi salto in macchina.

La strada non è la solita che faccio per andare a Como, ma un'altra, meno trafficata, che ho imparato ad apprezzare negli ultimi tempi: a Fino Mornasco si prende la salita che porta a Casnate con Bernate, passando per i boschi di Costa. Strada stretta, in salita e con qualche curva. Di notte poco illuminata, di giorno molto piacevole. Dopo aver passato il centro di Casnate con Bernate, si va in direzione del Bassone, il carcere, e si fiancheggia il termovalorizzatore, passando parallelamente a Grandate, alla strada di Prato Pagano. Si passa per un passaggio a livello con la croce di Sant'Andrea (ignoro se in disuso, visto che da una parte i binari entrano in un cancello che ho sempre visto chiuso) e di fianco alla stazione di Como Camerlata, poi si sale sul ponte sulla ferrovia, dove c'è la Motorizzazione, si gira a sinistra e ci si dirige nella zona dell'Acquanera. Più in là c'è l'Oltrecolle, e Como Lora. Sarà stato per una trasmissione di viaggi che una volta ho sentito alla radio guidando per quei posti, ma su quella strada mi vien sempre da pensare a Georgia, Kazakistan e Mongolia. Un viaggio che magari un giorno farò, chissà. Arrivati all'Acquanera, in piazza Atleti Azzurri d'Italia, proprio sulla rotonda del Campo CONI, c'è la piscina.

Strada stupenda, innevata, l'immagine della purezza. Nemmeno i fumi del termovalorizzatore riuscivano a rovinare la poesia. Nè la mia emozione, che cresce ad ogni curva, ad ogni rotonda, ad ogni punto di riferimento della mia topografia personale. Perchè è la prima partita che seguo per lavoro: la squadra di pallanuoto di Como che incontra il Quinto. Entro nella piscina, salgo le scale, varco la porta del bar e ordino un caffè, per concentrarmi. Metto in tasca una bustina di zucchero, per tenerla da parte, poi esco, trovo un seggiolino in prima fila, tiro fuori i miei fogli dalla borsa e scatto una foto. Saluto l'addetto stampa, lui mi lascia copiare le formazioni dal suo foglio. Poi, a causa di una combinazione fortuita, ottengo la possibilità di scavalcare la balaustra e rimanere nel perimetro della piscina, seduto su un gradino con i miei fogli statistiche in braccio. E, nonostante la visibilità sul piano della piscina non sia delle migliori, è bello vedere l'azione svolgersi a pochi metri di fronte al mio naso, vedere gli schizzi arrivare quasi ai miei piedi, e poi fare il giro della piscina fino al tavolo dei giudici per ritirare il mio documento.

Finita la partita, dopo aver chiesto un commento all'allenatore e averlo ascoltato seduto a gambe penzoloni sulla balaustra, è una corsa contro il tempo per scrivere l'articolo e trovare una connessione per inviarlo in redazione. L'addetto stampa mi salva la vita, facendomi sfruttare il suo ufficio. Alle 7:25 l'articolo è inviato, mentre esco dal negozio dell'addetto stampa, squilla il telefono, è il mio caporedattore. "Arrivato, va benissimo. Dalla prossima volta vediamo anche di organizzarci meglio". Poi, passano le ore, condite anche da un incontro fortuito con l'allenatore, tra la stazione di Como Lago e la funicolare. Il giorno dopo, l'articolo è lì, con la mia firma, ad attestare che ho battuto la deadline e che ho voluto cercare di afferrare un sogno. Per favore, lasciami afferrare quello che voglio, stavolta...

***

Ad accompagnarmi mentre guidavo per la strada di Casnate, prima che il mio trasmettitore decidesse di soccombere alle onde radio del capoluogo comasco e di non ritrasmettere quelle del mio lettore mp3, c'era la voce di Gavin Clark. Non ricordo che canzone fosse, ma ha contribuito certamente all'emozione. Quando ho pensato a quale canzone abbinare al post di oggi ero sicuro di una sola cosa: che la voce dovesse essere la sua. Poi ho pensato al testo di Please, Please, Please, Let Me Get What I Want degli Smiths e ho ripescato, direttamente dalla colonna sonora di This Is England, la versione che lui cantava con il suo gruppo, i Clayhill.

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