Tuesday 9 February 2010

The Swiss dinosaurs and their civic sense

Fotografia scattata a Vicosoprano, frazione di Bregaglia, ridente comune della Valbregaglia, nel Canton Grigioni, appena passato il confine dopo Chiavenna. Mi da un senso di pace con me stesso. Un po' come le mie nuove ciabatte da vecchio, il cui acquisto è stato concepito proprio in quei giorni. Evviva i capodanni all'estero, viva la follia degli svizzeri, viva i pizzoccheri alla chiavennasca e la grappa alla mela verde, viva le ciabatte da vecchio e viva il Dinosauro e la Marmotta!


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Visto che questo post parla di dinosauri, la scelta è praticamente obbligata: I'm a Little Dinosaur di Jonathan Richman & the Modern Lovers, in italiano resa dai Potage con la toccante cover Sono un piccolo dinosauro. Insomma, qualcosa che ci da un senso di enormous well-being. Come le ciabatte da vecchio, la marmotta, e il piccolo dinosauro che schiaccia le lattine.

Monday 8 February 2010

Seizing dreams

Good times for a change. See, the luck I've had could make a good man turn bad...so please, please, please, let me, let me, let me get what I want this time.
Haven't had a dream in a long time. See, the life I've had could make a good man bad...so, for once in my life, let me get what I want: Lord knows, it would be the first time.
Sabato pomeriggio. Preparo tutto il materiale: macchina fotografica alla cintura, il mio borsello con dentro le due agendine, penne e registratore vocale, poi la borsa del portatile. Carico in macchina e mi dirigo da Jenkins: inizia il Sei Nazioni, e me lo gusto tra amici. Intanto la notizia che la partita è rinviata, di nuovo. Finita la partita, giusto il tempo di fare altre due chiacchere, poi salto in macchina.

La strada non è la solita che faccio per andare a Como, ma un'altra, meno trafficata, che ho imparato ad apprezzare negli ultimi tempi: a Fino Mornasco si prende la salita che porta a Casnate con Bernate, passando per i boschi di Costa. Strada stretta, in salita e con qualche curva. Di notte poco illuminata, di giorno molto piacevole. Dopo aver passato il centro di Casnate con Bernate, si va in direzione del Bassone, il carcere, e si fiancheggia il termovalorizzatore, passando parallelamente a Grandate, alla strada di Prato Pagano. Si passa per un passaggio a livello con la croce di Sant'Andrea (ignoro se in disuso, visto che da una parte i binari entrano in un cancello che ho sempre visto chiuso) e di fianco alla stazione di Como Camerlata, poi si sale sul ponte sulla ferrovia, dove c'è la Motorizzazione, si gira a sinistra e ci si dirige nella zona dell'Acquanera. Più in là c'è l'Oltrecolle, e Como Lora. Sarà stato per una trasmissione di viaggi che una volta ho sentito alla radio guidando per quei posti, ma su quella strada mi vien sempre da pensare a Georgia, Kazakistan e Mongolia. Un viaggio che magari un giorno farò, chissà. Arrivati all'Acquanera, in piazza Atleti Azzurri d'Italia, proprio sulla rotonda del Campo CONI, c'è la piscina.

Strada stupenda, innevata, l'immagine della purezza. Nemmeno i fumi del termovalorizzatore riuscivano a rovinare la poesia. Nè la mia emozione, che cresce ad ogni curva, ad ogni rotonda, ad ogni punto di riferimento della mia topografia personale. Perchè è la prima partita che seguo per lavoro: la squadra di pallanuoto di Como che incontra il Quinto. Entro nella piscina, salgo le scale, varco la porta del bar e ordino un caffè, per concentrarmi. Metto in tasca una bustina di zucchero, per tenerla da parte, poi esco, trovo un seggiolino in prima fila, tiro fuori i miei fogli dalla borsa e scatto una foto. Saluto l'addetto stampa, lui mi lascia copiare le formazioni dal suo foglio. Poi, a causa di una combinazione fortuita, ottengo la possibilità di scavalcare la balaustra e rimanere nel perimetro della piscina, seduto su un gradino con i miei fogli statistiche in braccio. E, nonostante la visibilità sul piano della piscina non sia delle migliori, è bello vedere l'azione svolgersi a pochi metri di fronte al mio naso, vedere gli schizzi arrivare quasi ai miei piedi, e poi fare il giro della piscina fino al tavolo dei giudici per ritirare il mio documento.

Finita la partita, dopo aver chiesto un commento all'allenatore e averlo ascoltato seduto a gambe penzoloni sulla balaustra, è una corsa contro il tempo per scrivere l'articolo e trovare una connessione per inviarlo in redazione. L'addetto stampa mi salva la vita, facendomi sfruttare il suo ufficio. Alle 7:25 l'articolo è inviato, mentre esco dal negozio dell'addetto stampa, squilla il telefono, è il mio caporedattore. "Arrivato, va benissimo. Dalla prossima volta vediamo anche di organizzarci meglio". Poi, passano le ore, condite anche da un incontro fortuito con l'allenatore, tra la stazione di Como Lago e la funicolare. Il giorno dopo, l'articolo è lì, con la mia firma, ad attestare che ho battuto la deadline e che ho voluto cercare di afferrare un sogno. Per favore, lasciami afferrare quello che voglio, stavolta...

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Ad accompagnarmi mentre guidavo per la strada di Casnate, prima che il mio trasmettitore decidesse di soccombere alle onde radio del capoluogo comasco e di non ritrasmettere quelle del mio lettore mp3, c'era la voce di Gavin Clark. Non ricordo che canzone fosse, ma ha contribuito certamente all'emozione. Quando ho pensato a quale canzone abbinare al post di oggi ero sicuro di una sola cosa: che la voce dovesse essere la sua. Poi ho pensato al testo di Please, Please, Please, Let Me Get What I Want degli Smiths e ho ripescato, direttamente dalla colonna sonora di This Is England, la versione che lui cantava con il suo gruppo, i Clayhill.

Tuesday 2 February 2010

Dollar a day

Well I've been working in the goddam sun
with just for a dollar a day
Been workin' for a dollar a day
I've been workin' for a dollar a day
I problemi sono iniziati a gennaio 2008. Una busta paga da 5,00 € poteva essere un'avvisaglia. Dopotutto, però, il lavoro continuava. A dicembre 2008 la busta paga era di 2,00 € netti...mica male, no? A febbraio 2009 mi sono laureato e proprio di lavoro non ce n'era. Qualche ora qua e là, pochi soldi, e a giugno l'ultimo giorno lavorativo al Museo. E il mese dopo il rinnovo del contratto. Sei mesi, prestazioni occasionali. In sei mesi, non ho lavorato nemmeno un'ora. E poi, quel master che mi aveva tanto entusiasmato e che invece avevo deciso di non frequentare, deluso e abbattuto dopo il colloquio. E quell'altro, importante, per cui non sono stato ammesso nemmeno alle selezioni.

In compenso ho fatto lo scrutatore alle elezioni, a luglio ho fatto un corso per disoccupati e, qualche mese dopo, ho avuto modo di intraprendere una mission lavorativa relativa al corso stesso. Contratto della durata di un giorno. E la cosa che fa più ridere è che offrendomi un contratto da un giorno mi hanno costretto a firmare un foglio con il codice etico della società, che diceva che loro rispettavano il lavoro e non avrebbero mai costretto nessuno a condizioni lavorative degradanti o umilianti. Diciamo che forse il mio concetto di degradante e umiliante è un pelo meno stretto del loro. Fattostà che quelli lì mi hanno pure pagato la tredicesima e la quattordicesima e ferie e malattie, per un giorno di lavoro. Alla fine manco ci sputi sopra. Ho fatto persino un concorso per sostituire una maternità in anagrafe. C'erano sessanta persone, se ne aspettavano tre o quattro.

Un giorno, dopo tanta e tale crisi personale, e dopo aver portato alla follia le persone che cercavano di darmi quel colpo di pedivella per rifarmi sotto, ho deciso di mettermi a fare. Mandato e-mail, cercato master all'estero, cercato di evitare di limitarmi ai soliti annunci di lavoro. Alla fine una chiamata mi è arrivata da quelli, però sono intimamente convinto che sia dovuta a una specie di ricompensa karmica per aver deciso di non lasciarmi andare. Un colloquio rilassato, dove ho potuto parlare di quello che piace a me, dire quel che faccio e chi sono. Da cui sono uscito sorridendo, sentendo che era andato bene.

Certo, non è ancora definito niente, tranne che domani devo consegnare un articolo in pubblicazione per dopodomani. Però sto meglio, sono contento, ho voglia di fare. Quando al terzo colloquio, in terra lecchese, mi hanno proposto la pallanuoto, avrei accettato all'istante. Lo stimolo sembra essere tornato, anche se, come qualsiasi fuoco, bisogna mantenerlo in vita costanemente. Però mettermi in macchina per Bergamo per vedere una partita, e poi l'odore del cloro e la gentile e impetuosa chiaccherata con l'allenatore in mezzo all'aria di cloro della piscina dell'Acquanera, impostare un foglio statistiche per uno sport che conosco poco, chiedere consiglio a chi lo conosce un po' di più (con tanto di telefonata in Grecia, grazie Yiannis!), raccogliere informazioni e cominciare a seguire uno sport diverso dal mio, ma che mi affascina così tanto...beh, mi fa stare bene, cazzo!

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Ryan Bingham me l'ha fatto ascoltare Andy Beast, il mio chitarrista, e questa canzone me la ricordo da una delle ultime volte che sono andato al Museo. Anche se I've been working in the goddam museum with just for two euros a month, been working for two euros a month, non posso fare a meno di collegarla a queste questioni. In questi giorni ce l'ho avuta parecchio in testa, e ce l'avevo in testa anche quando ho imboccato il corridoio buio per uscire dalla piscina, con i copriscarpe di plastica blu che facevano una sezione ritmica di sci-cìk e sci-ciàk. Dal disco Mescalito, questa è Dollar a Day.