Saturday, 13 March 2010

Thanklessly struggling

Life just isn't like the movies, is it? You know, we're constantly led to believe in resolution, in the reestablishment of the ideal status quo, and this is just not true. Happy endings are a myth designed to make us feel better about the fact that life is just a thankless struggle.
(Spaced - puntata 7 della prima serie, Ends)

Morning. Fuckin' phone awakes me. "We've got a contract for you to sign". Fuckin' aye! Entusiasmo, eccitazione, ansia, emozione, mentre apro il contratto allegato all'email. Un'eccitazione violentemente effimera, destinata a spegnersi ben presto nell'impatto con il muro della realtà. I numeri tendono sempre a fare male. No, non per forza, ma questo mi ha fatto male. Otto lordi, una cifra capace di spegnere l'entusiasmo di chi con un entusiasmo probabilmente esagerato si era avvicinato a questa avventura. Certo, lo sapevo che quello in cui mi sono buttato è un mondo di sfruttamento indecente, ma perfino le mie più fosche previsioni non erano riuscite ad arrivare a tanto. A essere ottimisti lo si piglia in quel posto. Rabbia e delusione, a rimuginare su un colloquio fatto, sulla parola entusiasmo. E pensare che se il lavoro dei giovani è avere entusiasmo, quello dei vecchi è farlo perdere ai giovani.

Poi mi riprendo, penso ad altre cose, impegno la giornata. La sera, capitano Teo trova le parole giuste: "Dai, hai il rugby, gli amici...queste cose servono a tirarti su". E mi tira su. Poi c'è Lei, come sempre, a coccolare le mie ferite, a darmi iniezioni di fiducia, a ripompare aria nelle mie gomme. A farmi sognare fughe in altri posti, un'altra vita, un paese che non sia sputtanato come questo.

Poi, l'altro schiaffo. Särskild behörighet saknas: requisiti specifici non soddisfatti. Uno sgambetto a un sogno di fuga, di libertà, di cambiamento, di un nuovo mondo. Pian piano torna l'idea che il suolo dal quale sono cresciuto è crudele e ormai infertile, e che sia il caso di mettere le ali e smetterla di inciampare e finire col muso a terra. Mi lascio cullare dai ricordi dolci della bufera di neve che ha colpito Siena pochi giorni fa, da quelle idee che mi facevano stare così al caldo. A Stazione Tiburtina (un posto dannatamente importante, in questo periodo dell'anno) hanno trovato una bomba della Seconda Guerra Mondiale, domani la faranno brillare, pare. Un'ordigno vecchio almeno 65 anni, 500 libbre di voglia di esplodere. Ecco, quanto tempo può restare quiescente un fuoco prima di esplodere, travolgere e sconvolgere tutto? Feel like a tickin' timebomb, ready to go off...where am I going?

***

Inizialmente volevo parlare solo di sfruttamento, e la canzone che avevo prescelto per questo post era Ten Million Slaves di Otis Taylor. Poi è arrivato l'altro schiaffo. E la malinconia dei vecchi Counting Crows, quando ancora non si erano sputtanati ovviamente, era proprio quello che mi serviva. E ho scelto Angels of the Silences, che in teoria avrebbe dovuto aprire questo mio blog quando l'ho pensato nella mia testa. Forse un giorno dirò a questa terra: Well, I guess you left me with some feathers in my hand, did it make it any easier to leave me where I stand?

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